giovedì 3 novembre 2011
Arriva GTA V, si salvi chi può.
Mercoledì 2 Novembre arriva, come un fulmine a ciel sereno, il primo teaser-trailer del nuovo Grand Tefth Auto 5 (anche noto come e d'ora in poi GTA V) a preannunciare quale sarà l'oggetto più venduto del prossimo Natale tra tutte le fascie d'età consentite, dai quattordicenni brufolosi e in cerca di rivalsa sociale ai quarantenni bellocci e... in cerca di rivalsa sociale.
La mia ultima partita ad un GTA risale più o meno al 2005. Acquistai una copia di San Andreas per Xbotolo e la mia unica partita si limitò più o meno a questo: rubo una spider, faccio una corsa sul lungomare sulle note di “A horse with no name” degli America, ingaggio un inseguimento con la polizia in stile telegiornale americano qualunque, spengo la console e metto in vendita il gioco su ebay.
GTA San Andreas non mi piacque per niente. Non l'avevo acquistato per il 9,5 preso su Game Republic (per me era già diventata Game Ridiculous ed io, di li' a poco, avrei smesso di acquistare per sempre riviste videoludiche cartacee) ne', tantomeno, per il “Nefasto, Trash” su Retrogamer. L'unico motivo che mi aveva spinto a voler giocare a San Andreas era stata la minuziosa ricostruzione degli anni '90, nelle musiche, nelle mode e nell'ambiente, messa in piedi dai programmatori della Rockstar.
Una volta appurato che, esattamente come nei suoi predecessori, l'unico vero scopo del gioco è “fottere il prossimo”, decisi che con GTA avrei chiuso per sempre. Anche sulla struttura ludica avrei qualcosa da ridire, ma di acqua sotto i ponti ne è passata talmente tanta da allora che ormai non vale più la pena accanirsi. Quello che tutt'ora non sopporto di GTA è lo sdoganamento di certi valori e modelli sulle masse dei gamers ignari.
Alla luce dell'incredibile crisi economica che viviamo in questi giorni, non si può pensare che faccia bene, anche solo virtualmente, vestire i panni di un ladro/criminale, uccidere poliziotti, rubare abiti firmati, pagare per il sesso ed usare droghe. Una volta si salvavano le principesse e chi ci spendeva dei soldi era considerato uno sfigato. Oggi, tra i ragazzini è considerato sfigato chi non gioca a GTA (e poca altra roba tipo PES, ma questa è un'altra bruttissima storia).
E' triste arrivare a parlare come la Paola Binetti dopo aver passato una vita a difendere le ragioni dei videogiocatori ma la verità è che GTA fa danni. Uccidere, anche se virtualmente, non è una bella cosa ma uccidere nel ruolo dei buoni non è la stessa cosa. Rubare le automobili nei panni di un energumeno tatuato a ritmo di rap non invoglia a contribuire al miglioramento della società. Avete presente quando Roberto Saviano, nelle conferenze-stampa post Gomorra, raccontava che nei mass media i boss mafiosi godeno di un'immagine fin troppo fascinosa? Beh, si può anche dire che GTA è parte del problema. E il protagonista di GTA Vice City che si chiamava Tommy Vercetti...
Come si può notare, nel trailer del nuovo GTA, si parla di un tizio che si è trasferito in una nuova città sognando un lavoro migliore, una nuova casa e figli come quelli dei film. Rifarsi una vita in o il solito “get rich or die tryin”? Nel trailer si vedono anche delle delle cose “buone” tipo pale eoliche e agricoltori e una grande Ogdens' Nut Gone Flake degli Small Faces (1968) come colonna sonora. VedreTE, lo scoprireTE solo giocandoci. A me non interessa.
Henry "Legalità è Rivoluzione" Fogna
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