martedì 3 gennaio 2012

i falò d'inverno

Ultimamente il colore che mi piace di più è l'arancione. Non chiedetemi il perché, perché tanto ve lo dirò io. L’arancione a dire il vero mi è sempre piaciuto, da quando ero piccolo, da quando utilizzavo i colori a spirito, quelli che ancora non venivano sniffati dai bambini. Può darsi che io sono così e mi ritrovo qui su quest’isola perché da piccolo li sniffavo e non me ne sono manco accorto, fatto sta che secondo me sia capitato un po’ a tutti infilarsi un colore a spirito su per il naso come faceva Homer Simpson. Dite la verità! Non mentite con voi stessi perché poi sentirete la vocina della coscienza che si lamenta, quella che proviene dal pozzo profondo che è dentro di voi. Poi cominciano a spuntare il diavoletto e l’angioletto che litigano sulla spalla e non vi faranno dormire.

Tornando di nuovo all’arancione: bene secondo me questo colore è legato in qualche modo alla mia infanzia. Stasera mentre stavo sulla spiaggia e mi accingevo ad accendere il mio quotidiano falò (da quando sono sull’isola accendo solo falò) al buio mi sono accorto dell’importanza dell’arancione. Di solito di questi tempi non stavo seduto su una spiaggia a fare falò ma davanti ad un caminetto con il fuoco acceso. Il caminetto non era grandissimo, era fatto in mattoni, mattoni smaltati, i quali non so per quale motivo erano di un colore rosso bordeaux lucido, tipo smalto. Logicamente quelli più vicini al fuoco erano neri. Arrivata una certa ora, le donne di casa, organizzatesi per bene con legna e arnesi vari per domare il fuoco prendevano le sedie, spegnevano le luci, tutte le luci di casa, richiamavano l’attenzione mia e di mio fratello davanti a un televisore chiamato fuoco e ci facevano sedere a semicerchio davanti al caminetto. La disposizione non me la chiedete perché tanto non me la ricordo.

Non so come mai ma in quei momenti si creavano atmosfere surreali dove ogni scoppiettio, ogni rumore o suono proveniente dall’angolo caloroso avesse un significato: c’era sempre un perché a tutto a quello che succedeva. Se la fiamma si ravvivava facendo rumori strani voleva dire che qualcuno o ci stava pensando o che ci stava nominando da chissà quale angolo sperduto del mondo o dell’ universo… “Tu!!!Tu che sei diverso! Almeno tu nell’universo!”

Nel frattempo io cominciavo a crederci e pensavo a chissà quale misterioso e arcano messaggio ti stavano mandando chissà chi-da chissà dove-chissà cosa caspiteracciderbolina volevano dirti. Tutto questo mentre avevi anche un po’ di panico. Inoltre tutto questo lo facevi senza distogliere lo sguardo fisso da quel colore che ora aveva sfumature sul giallo ed ora sull’arancione vivo. Quest’ultimo era talmente vivo che vedevi messaggi pure nei carboni ardenti nonostante non sapevi come dovevi decifrarli.

L’atmosfera, il più delle volte, era creata anche da rumori esterni che in qualche modo spesso contribuivano a creare attimi di suspense. Tra gli attori che potevano concorrere per l’oscar come “migliore attore non protagonista” sicuramente si poteva annoverare Eolo , in quanto questi era sempre tempestivo nei suoi interventi dato che sapeva sempre quale fosse il momento giusto per far cadere qualche tegola, o sbattere qualche finestra o porta che trovava aperta, o improvvisava rompendo qualche vetro, facendo il pazzerello.

Una volta che ti eri seduto davanti al caminetto non potevi più alzarti perché non avevi neanche il coraggio di fare un metro: se dovevi andare in bagno dovevi andare come fanno le donne che vanno sempre in due. Per forza di cose dovevo aspettare quella mezzoretta dopo il termine della trasmissione condotta da mia madre e mia nonna, in cui grazie alla luce artificiale, tutto tornava come prima. Voi vi chiederete cosa succedeva in quelle trasmissioni. Bene, mia madre mia nonna si coalizzavano e per mantenere calmi calmini i fratellini raccontavano con dovizia di particolari e riferimenti storie fantastiche di fantasmi, lupi mannari e cose simili che ti facevano rivivere quei momenti come se fossi stato là sul posto.

Eppoi c’era lui, il fuoco che con il buio,illuminava la stanza, con quel suo colore arancione prendeva il posto del bianco neon della cucina, e giocava con le ombre, ora dei miei familiari, ora del lampadario o di qualche altro oggetto: le allungava, le accorciava a seconda di quanto mia madre o mia nonna alimentavano il fuoco con la legna o con i loro fatti che raccontavano a me e mio fratello.

Ora davanti a questo ennesimo falò mi sono ricordato perché mi piace il color arancione e perché ogni volta che vedo quella palla di fuoco che ogni giorno si va a fare il bagno nel mare mi lascia sempre a bocca aperta.

Alende “orange” long


p.s. se non sbaglio homer simpson si infilava su per il naso i colori a cera ma non ne sono sicuro quindi potete correggermi, ancora non sono perfetto.