domenica 4 marzo 2012

caro amico ti scrivo

Non ero grande. Allora ero ancora bambino, un bambino che ascoltava la musica simpatica. La mia prima sua canzone che ho ascoltato mi metteva in guardia dal lupo. Già le storielle raccontate dalle persone che mi stavano accanto mi avevano dato modo di capire che non dovevo fidarmi del lupo…oh!quello s’era mangiato la nonna, cappuccetto rosso e i cacciatori. Ma quanto caspita ero grosso sto’lupo? Poi mia madre mi disse chi cantava quest’attenti al lupo!e diciamo che lui è stato uno dei primi artisti a cui mi sono affezionato. Il particolare che lo rendeva particolare non erano né la barba, né gli occhialini e né i cappellini strani che usava indossare ma erano gli orecchini. Fino a quel momento credevo che l’orecchino, anzi gli orecchini li potessero portare solo le donne e la cosa mi confondeva non poco. Inoltre aveva una voce particolare e a volte parlava come un bambino, cioè non lo capivi: ad ogni ritornello io e mio fratello inventavamo le parole perché non capivamo bene quello che diceva. Forse non lo capirei neanche ora. A quell’età mi piaceva moltissimo il ritmo “simpatico”.

Poi sono cresciuto un pochino e devo dire che ha cominciato a martellarmi quel 4 marzo 1943. Quel violino malinconico che accompagna i suoi versi parlanti di vita e di morte nello stesso istante, che entrano in testa ma ti rimangono nel cuore.

Come m’è rimasta nel cuore quel “Com’è profondo il mare”. Il bello di un cantautore è che sa sempre trovare le parole esatte che ti fanno immedesimare in una situazione che tu hai vissuto, che descrivono per filo e per segno un pensiero, ti toglie il fiato rievocando un’emozione passata. Se è bravo può persino farti vivere un qualcosa che non hai ancora vissuto perché solo lui sa toccare “certe” note, quelle che ognuno di noi, amanti o meno della musica ha sentito almeno una volta nella vita sotto forma di brividi (compresi quelli sulla schiena).

Due parole le devo spendere per quel Disperato erotico stomp che mi è sempre piaciuta per la sua sfrontatezza e “birichinaggine”: oggigiorno è difficile trovare in giro uno che dice tutte quelle cose in una canzone. Il testo è simpatico, ironico, istrionico e reale.


Ciao Lucio