martedì 7 dicembre 2010

La pazienza Nintendaro - 1) The Lengend of Zelda: Phantom Hourglass

Intro – Questa rubrica si propone un compito apparentemente semplice: testare alcuni importanti cambiamenti nel gameplay e nello stile di prodotti Nintendo nel tempo. Chi è da sempre consumatore fedele del colosso di Yokohama sa bene una cosa quando acquista: non farà in tempo ad affezionarsi ad uno schema di gioco, seppur funzionale, che nel prossimo gioco lo ritroverà cambiato, innovato o, al limite, anche stravolto. Con delle eccezioni e con successi alterni. In parole povere, difficilmente si troveranno 5 Tomb Raider e 7 Pro Evolution Soccer tutti molto simili su una console Nintendo con tutte le conseguenze del caso, commerciali e ludiche. E' vero che il colosso di Yokohama continua a mandare avanti saghe e mascottes nate agli albori del gaming di massa, qualcuno la chiama Nintendo Difference.

Il Gameboy è considerato da molti la macchina da gioco portatile migliore di sempre ed io, in parte, mi trovo d'accordo con questa considerazione, ma di questo parleremo prossimamente. Cosa mi faceva letteralmente impazzire dell'8 bit Nintendo? Che alla gita di fine anno finalmente le mie compagne di classe mi rivolgevano la parola per poter fare una partita a Tetris durante il viaggio in pullman verso le terme di chissà dove.


Ma c'è ovviamente anche dell'altro. In particolare gli episodi di The Legend of Zelda in versione portatile. L'idea di portare in giro nella grigia quotidianità un'intera avventura, con una storia complessa oltre la pura azione, mi dava e tutt'ora mi da, un'immensa goduria. Per rendere meglio l'idea, un altro titolo che mi dava la stessa sensazione era Mystic Quest (noto anche Final Fantasy Adventure in USA) ma anche questa è un'altra storia.

Torniamo quindi ai giorni nostri. Dal Gameboy ad oggi sono passati, in ordine rigorosamente cronologico, Gameboy Pocket, Gameboy Color, Gameboy Advance (poi Advance SP e Micro) e Nintendo DS (poi Lite, Dsi e DSi XL). E' necessario arrivare al 2008 per osservare la prima vera evoluzione negli episodi portatili della saga di Link e Pricipessa perennemente nei guai. Se si esclude lo “sdoppiamento” in stile Pokémon avvenuto con Oracle of Ages e Oracle of Seasons, non si registrano mutamenti tangibili, come invece avvenuto per gli episodi casalinghi, proprio fino all'episodio per la console “touch” macina-record meglio noto come The Legend of Zelda: Phantom Hourglass.


Devo ammettere innanzitutto, pur essendo persona incredibilmente aperta a qualsiasi novità soprattutto tecnologica, di aver provato un'incredibile frustrazione nello scoprire, in fase di presentazione del titolo, che non sarebbe stato possibile scegliere di giocare con tasti e d-pad ma esclusivamente con il pennino.

Ma sono stato costretto a ricredermi, come già avvenuto in passato con altre novità Nintendo.

Col senno di poi, posso affermare di considerare Phantom Hourglass sostanzialmente un esercizio di touch screen. Una dimostrazione dell'hardware Nintendo, se ancora ce ne fosse bisogno in piena maturità commerciale (sono passati ben 4 anni dalla presentazione del DS), ma ricca ed appagante come non mai. E' più semplice di quel che può sembrare:

  • si punta una direzione con il pennino e Link si sposterà di conseguenza;
  • lo si punta contro oggetti o persone e ne conseguiranno azioni differenti;
  • si disegna sui nemici per tirare di spada;
  • lo si associa ai vari item in inventario e si avranno determinate conseguenze (facile immaginare come usare i soliti arco e boomerang).


La cosa sorprendente, amplificata dallo scetticismo iniziale, è che tutto funziona davvero alla grande. Il controllo è ottimale e la difficoltà del gioco molto ben calibrata. Guidare Link è semplice e piacevole e non capita praticamente mai di perdere vite o subire danni per un cattivo funzionamento dei controlli.


La semplificazione del controllo ha portato anche alla semplificazione di altri aspetti del gioco: vi sono pochi item e i nemici sono, in generale, abbastanza innocui (per non dire stupidi). Ma tutto è in armonia con la struttura semplice, quasi arcade.


C'è una storia ma è l'ultima cosa che a cui si pensa giocando a Phantom Hourglass. Essendo un episodio portatile, si tratta di uno spin-off della saga principale che vede Link combatter all'infinito contro l'eterno Ganondorf per la salvezza della Principessa Zelda. 
In particolare ci troviamo nelle stesse impervie “acque” di Wind Waker, su un'isola sperduta con un misterioso “nonno”. 


C'è una nave fantasma che fa sparire gli avventurieri di questi mari e sarà compito nostro scovarla e scoprire chi o cosa si cela dietro. In questo saremo accompagnati da un vecchio lupo di mare, tale Linebeck, generoso e simpatico come un presidente del consiglio cui stanno per togliere la poltrona da sotto il 売春.
La barchetta con cui solcheremo i mari sarà completamente customizzabile e questo è uno dei tanti elementi “collezione” che caratterizzano l'esperienza di gioco.

Graficamente siamo su quanto di meglio possa offrire il DS. Non che ci aspetti poi molto dal piccolo Nintendo, questo sia ben chiaro, ma il gioco fa la sua porca figura. Poligoni solidi, framerate costante e un cel shading quasi al livello dell'episodio Gamecube, permettono a Phantom Hourglass di reggere il confronto con la potenza bruta di alcuni titoli per Psp.

La longevità è ultra-garantita dalla miriade di isole e luoghi ricchi di segreti di cui è cosparsa la mappa “nautica” di gioco. Ci vorrà del tempo, e in alcuni casi anche parecchi tentativi, per scoprirli tutti. Purtroppo si dovranno anche ripetere più volte alcuni passaggi e questa è la mia personalissima nota dolente ad un gioco pur sempre ricco di eccellenza.
Il dungeon principale, Temple of the Ocean King, dovrà infatti essere affrontato più volte, sfruttando sempre nuove abilità e con una difficoltà crescente ad ogni visita. Ed alla difficoltà maggiore si unirà anche il fattore tempo, associato proprio alla clessidra (hourglass) del titolo, oltre la quale c'è una morte lenta in stile zona Dark Aether in Metroid Prime.

Nonostante ciò, il bilancio è decisamente positivo. The Legend of Zelda: Phantom Hourglass è promosso a pieni voti. E' il titolo che più di tutti sfrutta le caratteristiche hardware della console e, cosa più importante, uno dei migliori esempi di cambio radicale non traumatico nel gameplay.

Henry "touch screen" Fogna